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Che cos’è un gene nella visione classica (anni ’50–’60)?
Nella visione classica, un gene era considerato un tratto di DNA che codifica per una singola catena polipeptidica o proteina. Il principio veniva espresso con la frase “un gene, una proteina”.
Perché la definizione classica di gene è oggi considerata incompleta?
La definizione classica è superata perché non tutti i geni producono proteine.
Negli organismi eucariotici, infatti, esistono molti geni che vengono trascritti in RNA ma non tradotti in proteine.
Questi comprendono:
rRNA (RNA ribosomici): formano la struttura e le funzioni catalitiche dei ribosomi.
tRNA (RNA di trasporto): portano gli amminoacidi durante la sintesi proteica.
RNA non codificanti regolatori (ncRNA): come miRNA, siRNA, lncRNA, che regolano l’espressione genica o l’organizzazione della cromatina.
Inoltre, anche i geni che codificano proteine non sono sempre “un gene = una proteina”, perché:
Possono avere più siti di inizio e terminazione della trascrizione, producendo mRNA di lunghezze diverse.
Possono subire splicing alternativo, cioè un processo in cui gli esoni vengono combinati in modi differenti, generando più varianti di mRNA (e quindi di proteine) a partire dallo stesso gene.
Come può essere definito oggi un gene?
un gene è definito come un segmento di DNA che contiene le istruzioni per produrre una proteina o un RNA funzionale, funzionando come unità ereditaria che determina le caratteristiche di un organismo e la cui espressione è finemente regolata da vari fattori.
Quali sono le principali regioni di un gene eucariotico coinvolte nella trascrizione e nella traduzione?
Un gene eucariotico non è una semplice sequenza lineare, ma una struttura complessa e modulare.
Comprende:
Sequenze regolative: controllano quando, dove e quanto un gene viene espresso.
Promotore: è la regione situata a monte (lato 5’) del gene, dove si lega l’enzima RNA polimerasi per iniziare la trascrizione.
Regione trascritta, che include:
5’UTR (UnTranslated Region): segmento di RNA non tradotto che precede la regione codificante; serve per la regolazione della traduzione e la stabilità dell’mRNA.
Regione codificante: contiene esoni (sequenze espresse) e introni (sequenze eliminate durante lo splicing).
3’UTR: parte finale non tradotta che regola la degradazione, la localizzazione e la traduzione dell’mRNA.
Segnale di poliadenilazione, necessario per l’aggiunta della coda di poli-A all’estremità 3’ dell’mRNA, che stabilizza la molecola.
Che cosa sono le sequenze regolative di un gene e dove si trovano?
Sono tratti di DNA che modulano l’attività del promotore e quindi il livello di trascrizione. Negli eucarioti possono trovarsi molto a monte o a valle del sito di inizio, e includono enhancer (attivatori) e silencer (repressori).
Che ruolo ha il promotore?
È la sequenza di DNA dove si lega l’RNA polimerasi II e le proteine regolatrici per avviare la trascrizione. La sua efficienza determina quanto e quando un gene viene espresso.
Che cosa rappresentano i siti alternativi di inizio e terminazione della trascrizione?
Sono regioni diverse del DNA da cui la trascrizione può iniziare o terminare. Permettono la produzione di varianti di mRNA da uno stesso gene, contribuendo alla diversità proteica.
Che cos’è lo splicing alternativo e quale importanza ha?
È un processo post-trascrizionale in cui gli introni vengono rimossi e gli esoni combinati in modi diversi, generando mRNA differenti da un unico gene. È fondamentale per la diversificazione proteica negli eucarioti complessi.
Perché oggi si parla di “gene come unità funzionale complessa”?
Perché un gene non è solo una sequenza codificante, ma comprende regioni regolative, promotori, introni, esoni e siti alternativi che interagiscono dinamicamente per determinare quando, dove e come il prodotto genico viene espresso.
Qual è la relazione tra la struttura del gene e la regolazione dell’espressione genica?
La complessità strutturale del gene (più promotori, splicing alternativo, regioni regolative) permette un controllo preciso e flessibile dell’espressione, essenziale nei tessuti differenziati e nei processi fisiologici complessi dell’organismo.
Qual è il problema evolutivo che ha portato alla formulazione dell’ipotesi del “mondo a RNA”?
Il problema nasce dalla stretta interdipendenza tra acidi nucleici e proteine:
Il DNA necessita di proteine enzimatiche per replicarsi e trascriversi.
Le proteine, però, si formano solo grazie alle informazioni contenute nel DNA.
Questo crea un dilemma tipo “uovo e gallina”: chi è nato prima, l’apparato informazionale o quello proteico?
Chi propose per primo l’idea di un mondo primitivo basato solo sull’RNA?
Fu Francis Crick, nel 1968, nel suo articolo “The Origin of Genetic Code”.
Crick ipotizzò che le prime molecole capaci di catalizzare reazioni e autoreplicarsi potessero essere molecole di RNA, senza bisogno né di DNA né di proteine.
Chi scoprì l’esistenza di RNA con attività catalitica e quando?
Negli anni ’80, Thomas Cech (in Tetrahymena thermophila) e Sidney Altman (in E. coli) scoprirono RNA dotati di attività enzimatica, detti ribozimi.
👉 Questa scoperta fornì prove sperimentali a supporto dell’ipotesi di Crick.
che cosa sono i robozimi e che funzioni svolgono?
I ribozimi sono molecole di RNA che hanno la capacità di catalizzare reazioni biochimiche, agendo quindi come enzimi. Essi possono scindere legami fosfodiesterici su altre molecole di RNA, e svolgono ruoli chiave in processi come lo splicing dell'RNA e la sintesi proteica, essendo componenti essenziali del ribosoma.
Caratteristiche principali dei ribozimi:
Natura:
Sono molecole di acido ribonucleico (RNA) a singolo filamento.
Attività catalitica:
Esercitano funzioni enzimatiche, come il taglio di legami all'interno di altre molecole di RNA.
Tipi:
Esistono diversi tipi di ribozimi, tra cui:
Ribozimi hammerhead: Piccoli ribozimi capaci di catalizzare il taglio del legame fosfodiesterico.
Ribozimi auto-splicing: Sequenze di RNA presenti negli introni che possono tagliarsi da sole da un filamento più lungo senza l'aiuto di enzimi proteici.
Componenti del ribosoma: Il ribosio, fondamentale per la sintesi proteica, contiene RNA ribosomiale con attività catalitica.
Ruoli biologici:
Splicing dell'RNA: Rimuovono le regioni non codificanti (introni) dai trascritti dell'RNA.
Sintesi proteica: I ribosomi sono strutture composte da RNA e proteine, e sono catalizzati dall'RNA ribosomiale per formare legami peptidici durante la sintesi delle proteine.
Maturazione del tRNA: La Ribonucleasi P (RNasi P), un ribozima, taglia i precursori del tRNA per produrre la forma matura del tRNA
Quali vantaggi avrebbe avuto un “mondo a RNA” nelle prime fasi dell’evoluzione?
L’RNA può immagazzinare informazione genetica e catalizzare reazioni chimiche.
Lo splicing e la capacità di scambiare tratti di RNA tra molecole diverse avrebbero favorito variabilità e innovazione molecolare.
Questa plasticità avrebbe permesso alla selezione naturale di agire su molte combinazioni differenti, accelerando l’evoluzione.
Come si sarebbe formato il DNA a partire dal mondo a RNA?
Secondo l’ipotesi, i desossiribonucleotidi (unità del DNA) si sarebbero originati dai ribonucleotidi.
Poi, un enzima primitivo simile a una trascrittasi inversa avrebbe copiato l’RNA in DNA.
Il DNA, essendo più stabile dell’RNA, avrebbe gradualmente sostituito l’RNA come molecola informazionale principale.
Che ruolo avrebbe conservato l’RNA dopo l’origine del DNA e delle proteine?
L’RNA avrebbe mantenuto funzioni di raccordo fondamentali nella biosintesi:
mRNA per trasportare l’informazione,
tRNA per tradurre il codice genetico,
rRNA come componente strutturale e catalitico dei ribosomi.
👉 Queste funzioni attuali rappresentano una traccia evolutiva del mondo a RNA.
Qual è l’importanza della scoperta dei ribozimi nella biologia moderna?
Ha rivoluzionato la visione dell’evoluzione molecolare, mostrando che la vita potrebbe essere iniziata senza proteine.
Ha anche aiutato a comprendere meccanismi cellulari attuali (splicing, ribosomi, telomerasi) come “reliquie” del mondo a RNA.
In che modo l’ipotesi del mondo a RNA collega biologia molecolare ed evoluzione?
Offre un modello coerente per l’origine della vita: da molecole di RNA auto-replicanti e catalitiche si sarebbe evoluto il sistema attuale DNA–RNA–proteine, più stabile ed efficiente.
Rappresenta quindi un ponte tra la chimica prebiotica e la biologia cellulare.
Che cosa descrive il dogma centrale della biologia molecolare?
Il dogma centrale afferma che l’informazione genetica fluisce in modo unidirezionale:
DNA → (trascrizione) → RNA → (traduzione) → Proteina.
Il DNA si replica,
Viene trascritto in RNA,
L’mRNA viene tradotto in una sequenza di amminoacidi che forma una proteina.
Qual è il problema di base nella traduzione del messaggio genetico?
Il problema è trasformare un alfabeto a 4 lettere (i nucleotidi: A, U, G, C) in un linguaggio con 22 simboli (i 20 amminoacidi standard più selenocisteina e pirrolisina).
Serve quindi un codice di corrispondenza che traduca gruppi di nucleotidi in amminoacidi.
Qual è il principio di colinearità tra DNA e proteine scoperto da Yanofsky?
afferma che vi è una corrispondenza lineare tra la sequenza dei nucleotidi nel DNA (o nell'RNA) e la sequenza degli amminoacidi in una proteina. In altre parole, la sequenza con cui i mattoni del DNA sono disposti determina la sequenza con cui gli amminoacidi saranno collegati per formare una proteina, riflettendo così una relazione di "direzione" o allineamento.
Perché il codice genetico non può basarsi su singoli nucleotidi o coppie di nucleotidi?
Il DNA e l’mRNA sono formati da 4 tipi di nucleotidi (A, U, G, C).
Durante la traduzione, questi devono codificare 22 diversi amminoacidi (i 20 standard più selenocisteina e pirrolisina).
👉 Il problema è quindi combinatorio: come passare da 4 “lettere” a 22 “parole” diverse?
Se 1 nucleotide codificasse 1 amminoacido, ci sarebbero solo 4 combinazioni possibili (4¹ = 4) → troppo poche per rappresentare 22 amminoacidi.
Se 2 nucleotidi codificassero 1 amminoacido, avremmo 4² = 16 combinazioni → ancora insufficienti.
Se invece 3 nucleotidi codificano 1 amminoacido, otteniamo 4³ = 64 combinazioni → un numero più che sufficiente.
Quindi, l’unità minima di codifica deve essere una tripletta (detta codone), capace di specificare un amminoacido o un segnale di stop.
👉 In pratica:
Triplette (codoni) = parole del linguaggio genetico;
64 possibili codoni = 61 codificano amminoacidi + 3 servono come codoni di stop.
Questa “ridondanza” spiega anche la degenerazione del codice genetico (più codoni per lo stesso amminoacido), un meccanismo che aumenta la tolleranza alle mutazioni.
Che cosa sono i codoni o triplette?
Sono sequenze di tre nucleotidi consecutivi sull’mRNA che specificano un amminoacido o un segnale di stop.
Esempio:
AUG = codone di inizio (Metionina)
UAA, UAG, UGA = codoni di stop (non senso).
Che cos’è il codice genetico?
È l’insieme delle corrispondenze tra codoni e amminoacidi.
Include 64 triplette:
61 codificano amminoacidi,
3 (UAA, UAG, UGA) sono codoni di terminazione.
Quali sono le proprietà fondamentali del codice genetico?
Continuo (senza virgole): i codoni sono letti consecutivamente, senza interruzioni o separatori.
Degenere: più codoni possono codificare per lo stesso amminoacido (es. Leucina ha 6 codoni).
Universale (quasi): valido per quasi tutti gli organismi, con poche eccezioni nei mitocondri e in alcuni microrganismi.
Non ambiguo: ogni codone specifica sempre lo stesso amminoacido.
Non sovrapposto: i codoni vengono letti a gruppi di tre senza condividere nucleotidi.
Che cosa significa che il codice genetico è “degenere”?
Significa che diversi codoni possono codificare lo stesso amminoacido.
👉 Questa “ridondanza” riduce gli effetti delle mutazioni puntiformi: un cambiamento in una base spesso non altera l’amminoacido codificato (mutazione silente).
Quale fu la scoperta di Brenner e Crick riguardo al codice genetico?
Frederick Crick e Sydney Brenner dimostrarono che il codice genetico è basato su triplette di nucleotidi e senza virgole, cioè letto in modo continuo.
Le mutazioni per inserzione o delezione di 1 o 2 basi spostano la cornice di lettura (frameshift), alterando completamente la proteina.
Come è stato decifrato il codice genetico?
Negli anni ’60, Nirenberg, Khorana e Matthaei usarono mRNA artificiali (es. poli-U → fenilalanina) per identificare quali triplette codificano ciascun amminoacido.
👉 Questo permise di mappare tutti i 64 codoni, completando la decifrazione del codice genetico.
Bonus (clinico-molecolare):
Mutazioni che alterano la cornice di lettura (frameshift) o introducono un codone di stop prematuro possono causare patologie genetiche gravi, come β-talassemia, fibrosi cistica, o malattie da nonsense mutation.
Cosa significa che il codice genetico può essere embricato o sovrapposto?
Un codice genetico è detto embricato o sovrapposto quando una stessa base fa parte di più codoni consecutivi.
Esempio:
Se leggiamo la sequenza ABCDEF…
con lettura sovrapposta → codoni: ABC, BCD, CDE… ogni base contribuisce a più codoni.
Nel codice continuo, invece, ogni codone è indipendente: codoni = ABC, DEF, GHI… senza basi condivise.
La differenza è importante perché nel codice sovrapposto una singola mutazione può modificare più amminoacidi, mentre nel codice continuo una mutazione cambia solo l’amminoacido corrispondente a quel codone.
Esperimenti di Yanofsky dimostrano che il codice genetico è continuo, garantendo precisione nella traduzione delle proteine.
Cosa significa che il codice genetico è continuo senza virgole?
Senza virgole” significa che la sequenza di basi viene letta senza segni di separazione tra i codoni.
L’RNA messaggero è una lunga sequenza di basi (A, U, C, G) che viene letta tre alla volta, senza spazi o “virgole”.
Questo significa che non ci sono pause nel flusso della lettura: la sequenza deve essere letta dall’inizio fino alla fine in un unico blocco.
Se si aggiunge o rimuove una base, tutta la lettura cambia → si parla di slittamento della cornice di lettura (frameshift), che può rendere la proteina non funzionante.
Il codice genetico è progettato per essere letto in modo sequenziale e lineare.
Come si verifica che il codice sia continuo e non abbia virgole?
L’esperimento di Brenner e Crick sul gene rII del fago T4 in E.coli dimostra questa proprietà.
Hanno introdotto mutazioni da inserzione (+) o delezione (−) nel DNA utilizzando la proflavina.
Inserzioni/delezioni di 1 o 2 basi causano un cambiamento completo della lettura → nessuna proteina funzionale viene prodotta (non si formavano le placche di lisi).
Inserzioni/delezioni di 3 basi (o multipli di 3) ripristinano la lettura corretta a valle della mutazione, producendo nuovamente proteine funzionanti.
Questo dimostra che il codice è senza virgole e letto in triplette.
Il fatto che servano 3 basi per ripristinare la lettura prova che la codifica avviene per gruppi di tre basi.
Cos’è lo slittamento della cornice di lettura (frameshift)?
È una mutazione che modifica il modo in cui le basi vengono raggruppate in codoni.
Avviene quando si aggiunge o elimina una base dal DNA.
Esempio:
Sequenza originale: mio mio mio mio mio…
Dopo una delezione → mio mio iom iom…
→ la parola “mio” non si riconosce più.
Una seconda delezione non ripristina necessariamente il senso.
Una terza delezione (totale di tre basi eliminate) ripristina la lettura originale.
Esperimento di Brenner e Crick conferma: solo inserzioni/delezioni multiple di tre basi non alterano la lettura corretta → prova che il codice è letto in triplette.
Come l’esperimento di Brenner e Crick dimostra che l’unità codificante è una tripletta?
L’esperimento usava un gene (rII) che produceva proteine capaci di lisi batterica.
Inserzioni o delezioni di 1 o 2 basi interrompevano la produzione della proteina → nessuna lisi.
Inserzioni o delezioni di 3 basi ripristinavano la funzione → riapparivano le placche di lisi.
Questo dimostra che la lettura avviene in blocchi di 3 basi, cioè codoni.
Il codice genetico non può essere basato su singoli nucleotidi o coppie perché non fornirebbero abbastanza combinazioni per codificare tutti gli amminoacid
Cosa significa che il codice genetico è degenere?
"Degenerazione" significa che più codoni codificano lo stesso amminoacido.
Il codice genetico ha 64 codoni possibili ma solo 22 amminoacidi.
Questo significa che molti amminoacidi sono codificati da più codoni.
Esempio: la leucina può essere codificata da 6 codoni diversi.
La degenerazione aumenta la robustezza del codice genetico → alcune mutazioni non alterano l’amminoacido prodotto e la proteina può funzionare comunque.
Quanti sono i codoni “non senso” e cosa fanno?
Esistono 3 codoni “non senso” o codoni di stop: UAA, UAG, UGA.
Non codificano amminoacidi, ma segnalano alla cellula la fine della traduzione proteica.
Fermano la sintesi della catena polipeptidica.
Sono un elemento fondamentale del codice genetico perché assicurano che le proteine siano sintetizzate con la lunghezza corretta.
Come differisce la struttura genica tra procarioti ed eucarioti?
Nei procarioti, i geni sono continui (senza introni) e spesso organizzati in operoni, cioè gruppi di geni controllati da un unico promotore.
Questo consente di trascrivere un unico mRNA policistronico che codifica per più proteine correlate (es. enzimi della stessa via metabolica).
Negli eucarioti, invece, i geni sono discontinui (con introni ed esoni) e vengono trascritti in mRNA monocistronici (uno per proteina).
La regolazione è molto più complessa: coinvolge diversi promotori, enhancer e silencer che possono trovarsi anche a grande distanza dal gene.
Inoltre, negli eucarioti esistono varianti di splicing e siti alternativi di inizio e fine della trascrizione, che permettono di produrre diverse proteine dallo stesso gene.
Che cosa si intende per sequenze regolative del gene?
Le sequenze regolative sono tratti di DNA che non vengono trascritti, ma servono per controllare l’espressione del gene.
Tra queste troviamo:
Il promotore: dove si lega l’RNA polimerasi e i fattori di trascrizione per iniziare la trascrizione;
Gli enhancer: regioni che aumentano l’attività del promotore anche se si trovano a grande distanza;
I silencer: sequenze che riducono o inibiscono la trascrizione;
Gli insulator: barriere che impediscono l’interferenza tra geni vicini.
👉 Queste regioni permettono al gene di essere espresso solo nei momenti, nei tessuti e nelle quantità appropriate, rendendo possibile la differenziazione cellulare e il controllo fine dell’attività genica.
Cos’è la 5’UTR e qual è la sua funzione?
La 5’UTR (UnTranslated Region) è la porzione di RNA che si trova a monte della regione codificante.
Non viene tradotta in proteina, ma ha funzioni regolative fondamentali:
Favorisce il legame del ribosoma all’mRNA;
Regola la velocità di inizio della traduzione;
Può contenere strutture secondarie (come “hairpin” o siti di legame per proteine regolatrici) che modulano l’efficienza della traduzione.
Subisce anche la modifica del capping, cioè l’aggiunta di un “cappuccio” di 7-metilguanosina all’estremità 5’, che serve per proteggere l’mRNA dalla degradazione e per l’avvio della traduzione.
Che ruolo ha la 3’UTR e la poliadenilazione?
La 3’UTR si trova dopo la regione codificante e, come la 5’UTR, non viene tradotta.
È fondamentale per la stabilità e regolazione dell’mRNA.
Contiene:
Segnali di terminazione della trascrizione;
Il segnale di poliadenilazione (sequenza AAUAAA), che indica dove aggiungere la coda di poli-A (una serie di adenine).
La coda di poli-A protegge l’mRNA dalla degradazione e ne facilita il trasporto dal nucleo al citoplasma.
Inoltre, la 3’UTR può contenere siti di legame per microRNA, che modulano la quantità di proteina prodotta.
Che cos’è lo splicing alternativo e perché è importante?
Lo splicing alternativo è un meccanismo attraverso il quale da un singolo gene si possono ottenere diversi mRNA maturi, unendo gli esoni in combinazioni diverse.
Questo permette di produrre più proteine diverse a partire dallo stesso tratto di DNA, aumentando enormemente la complessità del proteoma.
È un processo fondamentale negli eucarioti superiori (in particolare nell’uomo), dove contribuisce alla diversità cellulare, al controllo dell’espressione genica e, talvolta, è anche implicato in malattie genetiche quando avviene in modo anomalo.