La prima rivoluzione industriale è caratterizzata da cicli distintivi, che non possono essere periodizzati con date specifiche. I cicli devono essere considerati con attenzione, poiché ogni caso è unico e deve essere analizzato individualmente. Il primo ciclo di questa rivoluzione avviene tra il 1780 e il 1850 e si suddivide in due fasi principali: Fase A e Fase B.
La Fase A copre il periodo dall'inizio della rivoluzione industriale fino alle guerre napoleoniche. È segnata dall'utilizzo del carbone e del vapore, che rappresentano il paradigma energetico di quel periodo. Il carbone viene utilizzato per fondere metalli, creando un binomio essenziale: carbone e vapore. Questo fenomeno è prevalentemente britannico, dando origine a un monopolio nel mercato della produzione industriale. La crisi del credito in grano e le guerre napoleoniche, che iniziano nel 1811, influenzano negativamente la riproduzione dei trasporti, introducendo la macchina a vapore come elemento chiave nello sviluppo economico.
La Fase B è caratterizzata dalla caduta dei prezzi, risultante dal miglioramento dei trasporti. Paesi come la Russia e l'America riescono a produrre a costi molto più bassi. Durante questo periodo, ci sono conflitti di dipendenza internazionale e la Federal Reserve diventa centrale nel ciclo economico.
Il ciclo della seconda rivoluzione industriale inizia dopo il 1850, con una Fase A caratterizzata dall'espansione delle industrie meccaniche e militari, nonché dall'inizio di un nuovo colonialismo europeo e dalla diffusione di energie come l'elettricità.
In questa fase si evidenzia l'espansione industriale in Europa, accompagnata dall'affermazione su larga scala dell'industria elettrica e petrolifera. Questa epoca è segnato da un'espansione del potere europeo e dall'acquisizione di colonie, aumentando il dominio europeo a livello globale.
La Fase B abbraccia il periodo tra le due guerre mondiali. Risente pesantemente delle rotture nel sistema economico mondiale. La Prima Guerra Mondiale causa difficoltà nel ripristino del sistema finanziario, con eventi critici come l'iperinflazione tedesca e la crisi del 1929 che culminano nel peggioramento della situazione economica a livello globale.
I cicli dell'età dell'oro seguono il periodo 1945-1973, caratterizzati da una solida governance economica e dalla nascita di istituzioni come l'ONU e la Comunità Europea. Questo periodo è spesso descritto come un 'miracolo economico', con una crescita significativa in Europa, Italia e Giappone.
In questa fase, esiste una cooperazione internazionale che supporta la prosperità economica. I principi dell'economia neo-keynesiana prendono piede, spingendo per un intervento statale positivo nella crescita economica.
La crisi degli anni '70 è contraddistinta da conflitti interni, dove il dollaro, come unità di riferimento, perde stabilità. La crisi petrolifera, insieme a una riduzione dell'efficacia dell'intervento statale, porta a una stagnazione economica e alla prima crisi di offerta nel capitalismo industriale.
Questi cambiamenti portano a scarso sviluppo, disoccupazione crescente e infine alla crisi della fine degli anni '80. La transizione dall'intervento Statale agli approcci neoliberisti segna un cambiamento fondamentale nella crescita e nella gestione economica, influenzando strutturalmente l'economia globale per gli anni a venire.
Le variabili storiche hanno un impatto duraturo sulle dinamiche economiche, creando effetti a lungo termine sulle relazioni internazionali e sull'assetto economico di diverse nazioni. I cicli economici evidenziano non solo le sfide interne, ma anche i sacrifici e i cambiamenti necessari per la sopravvivenza economica e l'adattamento globale nell'era della globalizzazione.