KIERKEGAARD & FEUERBACH
KIERKEGAARD
VITA
La vita di Kierkegaard è centrata sul tema del peccato e si sviluppa intorno a una concezione di vita segnata dalla maledizione. La sua esistenza è caratterizzata dalla sofferenza. Riteneva che il padre avesse maledetto la famiglia, forse a causa della morte della madre, avvenuta probabilmente dopo il parto. Questa “maledizione” sembra legata a due episodi:
A soli 11 anni, quando era ancora povero, il padre avrebbe maledetto Dio per la loro condizione di miseria.
Dopo la morte della prima moglie, il padre sedusse la domestica.
Kierkegaard iniziò i suoi studi in teologia e si laurea nella filosofia. Fu tormentato da una paranoia legata alla maledizione familiare, al punto da decidere di lasciare la sua fidanzata.
Nonostante i suoi studi lo avrebbero reso abile a diventare pastore, scelse di non intraprendere questa carriera perché critica la Chiesa danese. Morì nel 1855, probabilmente a causa di un infarto, forse dovuto a un elevato livello di stress.
L'ESISTENZA E IL SINGOLO
Kierkegaard parla del singolo individuo, indagando nella sua individualità. È il primo a mettere in evidenza il fenomeno della spersonalizzazione dell'individuo, che si manifesta con l'industrializzazione dell'Ottocento e del Novecento nella società di massa, che fa perdere la creativitá che ci rende individui. Riprende Aristotele, definendo l'essere umano come un animale razionale, e sottolinea come ogni scelta rappresenta e definisce l'individuo, che ha infinte possibiltá ma un’essenza regolata dalla necessittà.
GLI STADI DELL’ESISTENZA
Kierkegaard mette in evidenza le alternative fondamentali che caratterizzano la vita dell'uomo, poiché ogni stadio dell’esistenza rappresenta una scelta precisa:
Vita estetica
Vita etica
Vita religiosa
I primi due stadi sono esposti in "Aut-Aut", pubblicato in forma anonima perché Kierkegaard non voleva che l’opera fosse ricondotta direttamente a lui. Il titolo del libro, "Aut-Aut" ("O l’una o l’altra"), richiama l'idea che si possa scegliere solo una delle (due) opzioni proposte.
Ogni stadio rappresenta concezioni opposte di bene e male e stili di vita incompatibili tra loro. La scelta compiuta è irrevocabile, poiché riflette ciò che una persona è. Kierkegaard sottolinea il dramma della scelta: invita a non scegliere, ma anche questa non-scelta genera angoscia. Il suo pessimismo è profondamente radicato nell’angoscia, che lo perseguita sia nell’atto della scelta che nell’impossibilità di evitarla.
In Aut-Aut, Kierkegaard si firma come Viktor Eremita, e dichiara che questo Viktor ha trovato per caso, in un comparto segreto di un secrétaire, due pacchi di appunti appartenenti a due persone diverse, A e B. L’identità di A non viene rivelata, mentre B è identificato come il giudice Wilhelm.
A , non ha una identitá rivelata, ma rappresenta il tipo estetico ed è ispirato a personaggi come Don Giovanni e Faust di Goethe.
B, rappresenta la vita etica, ed è il Giudice Wilhelm.
LA VITA ESTETICA
La vita estetica si caratterizza per il lasciarsi guidare dai valori della bellezza estetica e dal piacere, un atteggiamento che risulta spesso egoistico. Un esempio di vita estetica, oltre a Don Giovanni, è Nerone, che si dice abbia incendiato Roma per curiosità, al fine di vedere un evento simile all’incendio di Troia. Questo gesto dimostra un'indifferenza verso gli altri, poiché subordina tutto alla propria volontà di sapere.
Nello stadio estetico, il rapporto con le donne è spesso privo di profondità morale: le si usa e abbandona, come fa Don Giovanni.
Tra gli scritti di A, troviamo anche il Diario del seduttore, che racconta di Johannes, un seduttore riflessivo. Johannes non è interessato tanto alla donna, quanto all’atto di sedurla. Una volta raggiunto il suo scopo, prova noia, poiché cerca il “facile” (non vuole impegnarsi=mantenere la relazione) e rimane in una continua ricerca di stimoli.
La noia è descritta come una condizione che demotiva la persona, lasciandola priva di stimoli. Se l’esteta smette di inseguire il piacere, cade nella disperazione, rendendosi conto di non aver costruito nulla di significativo nella propria vita.
LA VITA ETICA
La vita etica è rappresentata dal giudice Wilhelm, che incarna la figura del marito. Il marito compie la scelta di vivere con una donna per tutta la vita e, per sostenere questa decisione, sceglie di intraprendere un lavoro stabile. Questa vita incarna l'etica perché segue un percorso prestabilito, caratterizzato dalla routine quotidiana.
La routine porta l’individuo a vivere secondo leggi morali ed etiche, accettando i doveri e gli obblighi imposti dalla società. La vita etica è contraddistinta dalla convenzione e dal conformismo. Ad esempio, se una persona tradisce, ma continua a fingere che la famiglia sia la cosa più importante, la priorità diventa mantenere le apparenze.
L'unico modo per affrontare il peccato è affidarsi alla religione, ma sempre come laico, poiché non esiste un passaggio diretto dalla vita etica alla vita religiosa. Ogni stadio è una scelta autonoma e irripetibile: si può vivere solo in uno dei due.
LA VITA RELIGIOSA
La vita religiosa è descritta nell'opera “Timore e tremore”. Il personaggio centrale è Abramo, che rappresenta l’obbedienza assoluta alla parola di Dio. Abramo acconsente a sacrificare suo figlio Isacco seguendo il comando divino, accettando di allontanarsi dalle leggi morali della società. Tuttavia, Dio interviene fermandolo.
La caratteristica fondamentale della vita religiosa è l’accettazione della parola di Dio, anche quando questa va contro le leggi morali e sociali, perché rappresenta un bene superiore. Questo passaggio richiede un salto di fede, poiché non è possibile sapere con certezza se il comando proviene da Dio o dalla propria mente.
L’ANGOSCIA, LA DISPERAZIONE E LA FEDE
Qualsiasi scelta porta con sé angoscia: nel caso di Abramo, avrebbe provato angoscia sia nel decidere di uccidere suo figlio sia nel disobbedire a Dio. Questa condizione riflette un aspetto universale: tutte le scelte importanti causano angoscia perché pongono l’individuo di fronte a dilemmi esistenziali profondi.
Nei suoi scritti, Kierkegaard sostiene che, indipendentemente dalla scelta fatta, l’angoscia è inevitabile. Il senso di angoscia nasce da tutte le possibilità che potrebbero rivelarsi sbagliate. La paura può contribuire all’angoscia, ma mentre la paura ha una causa precisa, l’angoscia deriva dall’incertezza e dall’ignoto.
Oltre all'angoscia, Kierkegaard introduce il concetto di disperazione, che approfondisce in “La malattia mortale”. Mentre l’angoscia riguarda il rapporto con l’esterno, la disperazione riguarda il rapporto con se stessi. La disperazione nasce dall’impossibilità di vivere in armonia con sé stessi:
Se mi accetto come sono, provo angoscia perché mi sento limitato e non pienamente soddisfatto di me stesso.
Se cerco di cambiare ciò che sono, provo disperazione, poiché non riesco a diventare ciò che vorrei essere.
Questa condizione è definita "malattia mortale" perché conduce alla morte dello spirito, al fallimento di essere autenticamente sé stessi.
L’unico modo per liberarsi dall’angoscia e disperazione è pregare e stabilire un rapporto con Dio, poiché solo in Dio tutto diventa possibile. L’opposto della fede è il peccato, che deriva dalla presunzione di bastare a sé stessi.
La religione, tuttavia, è un paradosso. La fede cristiana chiede di credere in un Dio che si è fatto uomo, è morto, risorto e asceso al cielo: un infinito che si fa finito e ritorna infinito. Non è possibile giungere a Dio con la ragione; la fede non ammette domande, o si crede o non si crede.
Al termine della sua analisi, arriva alla conclusione che le caratteristiche fondamentali dell’esistenza umana sono tre:
Angoscia: che domina il rapporto tra l’uomo e il mondo.
Disperazione: che domina il rapporto tra l’uomo e se stesso.
Paradosso: che domina il rapporto tra l’uomo e Dio
DESTRA E SINISTRA HEGELIANA
Dopo la morte di Hegel, i suoi seguaci si divisero in due correnti: la destra e la sinistra hegeliana. Questa divisione fu sia politica che teorica.
La destra hegeliana: composta prevalentemente da pensatori più anziani, con idee conservatrici.
La sinistra hegeliana: formata da pensatori più giovani e meno numerosi, propone idee più rivoluzionarie.
Le differenze riguardavano anche l’approccio a:
Arte: considerata dalla sinistra come conoscenza intuitiva.
Religione: La destra la metteva sullo stesso piano della filosofia, ritenendole espressioni della stessa verità in forme diverse. La sinistra, invece, considerava la religione inferiore alla filosofia, poiché esprime i concetti in modo imperfetto.
Filosofia: secondo la sinistra, la forma più alta di conoscenza perché espressa attraverso concetti rigorosi.
FEUERBACH
Feuerbach parte dalla sinistra Hegeliana, ma si distacca dalla filosofia dello spirito di Hegel, concentrandosi sull’uomo concreto.
La visione hegeliana presenta il pensiero come soggetto e l’essere come attributo.
Per Feuerbach l’essere è il soggetto e il pensiero è il predicato. Il pensiero allora deriva dall’essere.
Hegel dà priorità al pensiero come fonte dell'essere, mentre Feuerbach rovescia questa visione, affermando che il pensiero dipende dall'essere.
Feuerbach sostiene che la religione è un’invenzione dell’uomo, inverte la prospettiva: se si pone l’uomo al centro, perché Dio dovrebbe detenere il potere supremo? Questo rappresenta il primo distacco significativo da Hegel.
VITA
Nato nel 1804 in Baviera, studiò a Berlino e divenne docente. Tuttavia, a causa delle sue idee contrarie al pensiero dell’epoca, perse la cattedra e trascorse gran parte della vita in solitudine e povertà. Ritornò a insegnare religione a 49 anni, ma rimase in condizioni economiche difficili.
CRITICA ALLA RELIGIONE
Feuerbach sostiene che se Dio è un concetto astratto, non può aver creato qualcosa di concreto come il mondo. È invece l’uomo che può aver creato Dio, poiché l’uomo è visibile e studiabile, mentre Dio no. Se Dio è una creazione umana, allora è un’illusione, concepita non attraverso la ragione, ma per soddisfare il cuore. Feuerbach definisce la religione come un antropologia capovolta, perché osserva l’uomo da una prospettiva invertita.
Propone tre esempi per spiegare come gli uomini abbiano creato Dio:
Specie e perfezione umana: Gli esseri umani, diversamente dagli animali, hanno coscienza non solo di sé come individui, ma anche della propria specie. Pensando alla specie umana, ne riconosciamo i difetti e immaginiamo un essere perfetto che possieda tutte le qualità umane senza i difetti. Di fronte all’idea dell’estinzione umana, proiettiamo un concetto di infinito: una specie che non dovrebbe mai scomparire. Questo porta all’idea di un creatore eterno che non può morire. Quando qualcosa va male, invece di trovare una spiegazione razionale, attribuiamo la colpa a un’entità superiore o cerchiamo conforto immaginando che “Dio ce l’abbia con noi”.
Volontà infinita: L’essere umano ha desideri e aspirazioni, ma le sue possibilità sono limitate. Immagina allora un essere con una volontà infinita, simile all’uomo, ma privo di limiti: questo essere è Dio. Dio è concepito come onnipotente, capace di scatenare distruzioni, ma anche di amare in modo illimitato.
Spiegazione dei fenomeni naturali: I primi uomini, di fronte a fenomeni come i fulmini o altri eventi naturali inspiegabili, crearono dei per giustificare ciò che non riuscivano a comprendere razionalmente.
Nonostante questi tentativi di spiegazione,Feuerbach ribadisce che Dio è una creazione dell’uomo. Egli stesso si dichiara ateo e pone la sua fiducia nell’umanità, distaccandosi completamente dalla visione hegeliana dello spirito.
ATEISMO
Per la prima volta, Feuerbach introduce il concetto di alienazione: gli individui si estraniano da sé stessi, trasferendo le proprie qualità e potenzialità a una figura divina che essi stessi hanno inventato. Diventare atei significa riprendere il controllo di sé stessi, ponendo l’uomo, e non una figura immaginaria, al centro della propria esistenza.
CARATTERISTICHE DELL'UOMO
L’uomo, come specie, sa di essere diverso dagli animali: possiede la ragione e l’uso delle mani. Questo lo rende consapevole dei propri limiti individuali: non è fatto per sopravvivere nella natura selvaggia, ma con l’ingegno riesce a piegarla al suo volere. Come individuo ha limiti, ma come specie umana si percepisce senza confini.
CRITICA A HEGEL
Hegel, con l’idea dello spirito e della religione, si allontana dall’uomo concreto, creando concetti astratti e alienanti. Hegel considerava la sua filosofia come la conclusione del pensiero moderno, ma Feuerbach lo critica e apre una nuova strada sulla vita immediata sull’uomo.
LA "NUOVA FILOSOFIA" DI FEUERBACH: L’UMANISMO NATURALISTICO
Feuerbach propone una filosofia che abbandona l’esaltazione di entità esterne, concentrandosi solo su ciò che è verificabile e concreto: la realtà così com’è.
Questa filosofia, chiamata umanismo naturalistico, pone l’uomo come oggetto e soggetto della riflessione. Si focalizza sulle persone comuni, non sull’umanità vista come un’entità astratta
LA SENSIBILITÁ
Feuerbach considera l’uomo come un essere che sente e prova, e pone al centro il concetto di amore come elemento fondamentale per gli esseri umani.
La sensibilità, per Feuerbach, è una modalità di conoscenza: oltre a permettere di comprendere tramite i sensi, ci apre agli altri, ci consente di scoprire il mondo e ci fa capire che senza gli altri non siamo nulla.
Questa visione rappresenta una sorta di comunismo filosofico, in cui si esalta l’essenza sociale dell’uomo e il valore della vita condivisa con gli altri.
La sensibilità è importante perché le idee più geniali nascono dal confronto e dal contatto con gli altri. Inoltre, se qualcosa che percepisco può essere messo in dubbio, la conferma di un altro individuo lo rende certo.
I sentimenti, secondo Feuerbach, hanno sempre una manifestazione corporea: il nostro stato d’animo si riflette sul corpo, e non possiamo evitarli. Essi sono centrali nella nostra vita e nella comprensione di noi stessi e degli altri.