Biochimica cerca di descrivere le leggi alla base della vita degli organismi viventi, basandosi sull'unità biologica della cellula.
La cellula è formata da membrane, nucleo e organelli.
La biochimica descrive le strutture e i meccanismi che governano le funzioni cellulari, focalizzandosi sulle biomolecole.
Le membrane definiscono i confini cellulari, regolano il traffico molecolare e suddividono lo spazio interno (negli eucarioti) in compartimenti.
Caratteristiche: resistenti, flessibili, autosigillanti (es. formazione di vescicole per endocitosi/esocitosi).
Delimitano compartimenti (citosol, mitocondri) contenenti proteine specializzate (enzimi) che collaborano in specifiche funzioni o vie metaboliche.
Impermeabili a molecole polari, ma selettivamente permeabili ad alcuni ioni (Na, K, Ca), che possono essere accumulati o rilasciati per funzioni specifiche (es. contrazione muscolare).
Proteine specializzate presenti sulle membrane:
Trasportatori e canali: spostano molecole o ioni attraverso la membrana.
Recettori: interagiscono con ligandi specifici (ormoni, citochine), innescando cascate di eventi molecolari (es. insulina, glucagone; citochine).
Molecole di adesione: tengono adese le cellule alla matrice biologica (es. integrine).
Complessi enzimatici (es. catena di trasporto degli elettroni mitocondriale).
Le membrane creano compartimenti per:
Separare vie metaboliche incompatibili (biosintesi vs. degradazione lipidi).
Produrre proteine modificate (es. glicosilate).
Creare gradienti chimici o elettrici (es. mitocondri per la produzione di ATP).
Lipidi polari
Proteine
Carboidrati (glicoproteine e glicolipidi)
I fosfolipidi sono anfipatici e si dispongono in monostrati (micelle) o doppi strati (liposomi) in acqua.
Micelle: catene idrofobiche degli acidi grassi sono sequestrate all’interno della sfera, lontano dall’acqua.
Liposomi: doppi strati lipidici racchiudono una cavità acquosa; le teste polari interagiscono con l'acqua, le catene lipidiche sono protette.
Modello a mosaico fluido:
Fosfolipidi formano il doppio strato lipidico.
Proteine immerse o appoggiate alla membrana.
Mobilità laterale di lipidi e proteine, ma limitato passaggio tra i foglietti.
Zuccheri (glicoproteine e glicolipidi) solo sul lato extracellulare.
Costituenti abbondanti: colesterolo e fosfolipidi.
Fosfolipide: glicerolo con 2 acidi grassi (saturi o insaturi) e un gruppo fosfato legato a colina, etanolammina o serina.
Colesterolo: simile al fosfolipide, con testa polare (idrossile), corpo steroideo e coda apolare; regola la fluidità della membrana a diverse temperature.
La fluidità delle membrane biologiche è mantenuta costante dagli organismi viventi, anche modificando le catene degli acidi grassi nei fosfolipidi in risposta a variazioni di temperatura.
Diffusione trasversale spontanea dei fosfolipidi è molto lenta.
Enzimi (flippasi, floppasi, scramblasi) utilizzano ATP per il trasporto di fosfolipidi tra gli strati della membrana.
Essenziale per generare curvature della membrana.
La fusione tra membrane è importante per molti processi cellulari.
La struttura di una molecola di ATP è formata da adenina + ribosio + 3 fosfati.
Distribuzione asimmetrica di fosfo- e glicolipidi nel doppio strato.
Apoptosi: esposizione di fosfatidilserina sul foglietto extracellulare (flopping) porta alla distruzione cellulare programmata.
Trombi: aggregazione piastrinica dopo esposizione extracellulare di fosfatidilserina.
Proteine integrali: associate strettamente al doppio strato, rimosse con detergenti/solventi organici.
Proteine periferiche: associate tramite legami deboli (elettrostatici, legami a H) o anfitropiche.
Proteine anfitropiche: legate covalentemente ai lipidi, solo sul lato citosolico.
Proteine integrali possono essere glicoproteine (recettori).
Proteine integrali hanno sequenze idrofobiche ad α-elica (20-25 aa) per attraversare la membrana.
Diffusione semplice (soluti apolari): movimento secondo gradiente chimico fino all'equilibrio.
Diffusione semplice (soluti polari carichi): movimento secondo gradiente elettrico fino all'equilibrio.
Canali: non saturabili, trasporto secondo gradiente, flussi elevati.
Trasportatori: legano soluti e li veicolano, saturabili.
Uniporto: trasporto di un soluto in un solo senso.
Simporto: trasporto simultaneo di due soluti.
Antiporto: trasporto di soluti diversi in direzioni opposte.
Passivi (secondo gradiente, no ATP).
Attivi (contro gradiente, con ATP): primari (ATPasi) e secondari.
Scambiatore cloruro-bicarbonato (antiporto) sulla membrana eritrocitaria: entrata di Cl- ed uscita di HCO3- (non modifica il potenziale di membrana) → acidifica il citosol e favorisce il rilascio di O2 dall’emoglobina.
ATP-sintasi: sfrutta gradienti protonici transmembrana mitocondriale per produrre ATP (4 H+ → 1 ATP).
GLUT4: diffusione facilitata del glucosio in cellule muscolari e adipose; l’insulina stimola il trasporto di vescicole contenenti GLUT4 alla membrana plasmatica. Anche l’attività sportiva induce la fusione di queste vescicole con la membrana.
Trasporto contro gradiente con utilizzo di energia.
Primario: proteina che trasporta il soluto e idrolizza ATP.
Secondario: trasportatore primario abbinato ad un trasportatore passivo (simporto).
Pompa Na+/K+ ATPasica: scambio di K+ e Na+ contro gradiente, creando un gradiente elettrochimico che polarizza la membrana (3 Na+ fuori, 2 K+ dentro); elettrogenica.
Mantenimento del potenziale di membrana richiede spesa energetica.
Captazione lattosio in E. coli: pompa protonica (trasportatore primario con attività ATPasica).
Trasporto attivo secondario nel rene (GLUT2): cotrasporto di glucosio e Na+ (simporto); Na+ rientra secondo gradiente (grazie alla pompa Na/K ATPasica) e porta con sé il glucosio contro gradiente.
Canali ionici: più veloci dei trasportatori, non sono saturabili, aperti/chiusi in risposta a ligandi o differenze di potenziale.
Difetti nei canali ionici possono causare patologie.
Proteina muscolare globulare con struttura terziaria.
Lega l’O2 e ne facilita l’accumulo nelle cellule muscolari a riposo e il suo rilascio rapido durante la contrazione.
Costituita da una catena di 153 aa e da un gruppo EME (ferroporfirinico).
Gruppo EME (ferroporfirinico) posizionato all’interno di una tasca idrofobica e agganciato alla catena laterale di un’istidina (His).
Scheletro della mioglobina: 8 segmenti compatti di α-eliche destrorse (78% della molecola).
Aa idrofobici all’interno, aa polari alla superficie tranne 2 His importanti per la cattura dell’O2.
Protoporfirina presente in mioglobina, emoglobina e citocromi.
Il Fe2+ forma 6 legami di coordinazione:
4 con gli atomi di N dell’anello tetrapirrolico
1 con l’N di un’His
1 con una molecola di O2
Impedisce l’accesso alle molecole di acqua e quindi l’ossidazione del Fe2+ a Fe3+.
L’O2 si lega al Fe formando un legame angolato rispetto al piano dell’EME.
Il CO (monossido di carbonio) si lega al Fe del gruppo EME con una efficienza 200 volte superiore all’O2 e irreversibilmente.
Un legame a H con l’His64 (E7) stabilizza il legame dell’O2 con il Fe del gruppo EME.
Mioglobina: proteina di accumulo dell’O2 all’interno dei muscoli, dove la pressione parziale di ossigeno (pO2) è, in condizioni di riposo, pari a 4 kPa.
Curva di legame iperbolica.
Il legame della Mb all’O2 è insensibile a piccole variazioni della [O2] disciolto.
Quando la pO2 è pari a 4 kPa, quasi il 100% di Mb è satura di O.
Funziona bene per il deposito, trattiene cioè l’O2 e lo cede, per la respirazione cellulare solo quando la [O2] citoplasmatica è molto bassa.
Frazione di siti di legame mioglobinici occupati dall’O2 (θ) è riportata in funzione della pO2 P_{50} = 0.26 kPa
Mioglobina cede la metà dell’O2 legato a 0.26 kPa pO2.
Proteina eritrocitaria trasportatrice di O2.
Satura in O2 al 98% nel sangue arterioso (a livello dei polmoni), rilascia il 38% dell’O2 nei tessuti (rimane il 60% nel sangue venoso), permettendo la vita in condizioni ipossiche.
Rappresenta il 34% delle proteine all’interno dei globuli rossi.
Multimerica, formata da 4 subunità (monomeri), ognuna con una catena peptidica (globina) e un gruppo EME.
Globina α (141 aa) e globina β (146 aa) formano un tetramero α2β2 nell’HbA (adulto).
HbF (fetale): 2 catene γ, più affine all’O2, permette al feto di sottrarre l’O2 dal sangue materno; presente anche nell’adulto in piccola percentuale.
Mioglobina e monomeri dell’emoglobina hanno strutture tridimensionali simili, ma diversa affinità per l’O2.
Curva di saturazione dell’O2 alla Hb: sigmoidea.
A livello polmonare (pO2 = 13.3 kPa), il 98% dell’Hb è carica di O2, mentre la Mb sarebbe carica di O2 per il 100%.
A livello tissutale (pO2 = 4 kPa), il 60% dell’Hb è carica di O2, perciò l’Hb lega bene l’O2 nei polmoni, ma è anche in grado di cederlo.
Le 4 subunità dell’Hb hanno un’attività cooperativa.
L’Hb esiste in 2 conformazioni:
Stato R (alta affinità).
Stato T (bassa affinità).
Se l’Hb esistesse solo nello stato ad alta affinità, si caricherebbe bene di O2 nei polmoni, ma non lo rilascerebbe nei tessuti.
Le diverse curve di saturazione indicano che il tetramero Hb non si comporta come 4 subunità indipendenti (cioè come 4 Mb), ma queste collaborano per legare l’O2 → Effetto cooperativo.
La struttura della globina in vicinanza del gruppo EME cambia conformazione in seguito al legame con l’O2:
Stato T: la porfirina ha forma a cupola (il Fe protrude verso l’His F8).
Legame con O2: l’EME diventa planare e trascina l’His F8 e quindi l’elica F → transizione da T a R (nel polmone), che stabilizza l’interazione con l’O2.
Le modificazioni strutturali in ciascun monomero modificano anche la struttura del tetramero; il legame con l’O2 modifica la struttura da T a R.
Nella transizione T → R si perdono alcuni legami salini (His HC3 C-terminali delle catene β si liberano da legami elettrostatici, ruotano verso il centro).
Nel sito di regolazione allosterica dell’Hb si lega una molecola di BPG (2,3-bisfosfoglicerato): divarica le subunità β (transizione R → T).
La presenza del BPG consente all’Hb di diventare una molecola reversibile, per legare e cedere l’O2.
L’acidificazione del citosol negli eritrociti rilascia O2 dall’Hb.
Metabolismo muscolare genera CO2 che entra nei globuli rossi acidificando l’ambiente:
pH polmonare = 7.6.
pH tissutale = 7.2.
Hb ha differente affinità dell’O2 in base al pH.
La CO2 (dal ciclo di Krebs) esce dai tessuti e diffonde nel sangue, dove entra nei globuli rossi:
Una piccola parte (< 1%) si lega all’Hb come carbammato.
La maggior parte viene idratata a bicarbonato:
CO2 + H2O \leftrightarrow H^+ + HCO_3^-
L’anidrasi carbonica eritrocitaria trasforma CO2 in HCO3- e H+.
Lo scambiatore cloruro-bicarbonato (antiporto) permette la fuoriuscita dello ione HCO3- e l’entrata dello ione Cl-.
Si forma HCl (acido forte) che abbassa il pH all’interno dell’eritrocita → rilascio di O2.
A livello del polmone avviene il contrario e si riforma H2CO3 → H2O + CO2 con conseguente ribasificazione del pH.
Il bicarbonato riversato nel plasma serve a mantenere l’omeostasi agendo come sistema tampone.
Regolatore allosterico dell’Hb, importante per l’adattamento all’alta quota.
Presente in quantità elevata nei globuli rossi (5 mM), ma trascurabile negli altri tessuti.
Deriva da un ramo accessorio della glicolisi che consente di trasformare una molecola di glucosio in 2 molecole di piruvato.
BPG-mutasi: trasforma 1,3-bisfosfoglicerato in 2,3-bisfosfoglicerato.
In condizioni ipossiche, l’attività di questo enzima aumenta (da 5 mM a 8 mM).
A livello del mare (5 mM BPG) → 13,3 kPa:
Hb lega il 98% di O2 nei polmoni e il 60% nei tessuti.
La quota di O2 rilasciata è il 38% del totale legato all’Hb.
(0.98 – 0.60 = 0.38)
A 4500 metri di altitudine, la pO2 dei polmoni scende a 7 kPa:
Nei polmoni si lega solo il 90% di O2.
La frazione di O2 rilasciata ai tessuti scende dal 38% al 30%.
Alcune ore dopo la concentrazione eritrocitaria di BPG aumenta da 5 mM a 8 mM.
In presenza di 8 mM BPG, nei polmoni si lega solo l’82% di O2 → la riduzione di affinità fa sì che la quota di O2 legata all’Hb scenda al 45% nei tessuti → la frazione di O2 rilasciata ai tessuti risale (dal 30%) al 37%.
Il muscolo scheletrico è un organo costituito da cellule di diversi tessuti: nervoso, connettivo e muscolare.
Rappresenta il 40-50% del peso totale dell’essere umano (più di 600 muscoli).
Funzioni: muovere le ossa dello scheletro tramite i tendini, mantenere la postura, accumulare e mobilizzare sostanze, generare calore.
Tessuto connettivo, vasi sanguigni, nervi e fasci di fibre muscolari.
3 strati di tessuto connettivo:
Epimisio: più esterno, racchiude gruppi di fascicoli.
Perimisio: avvolge ciascun fascicolo (10-100 fibre muscolari).
Endomisio (sarcolemma): contorna ogni fibra muscolare.
All’interno della fibra muscolare sono contenute le unità contrattili (microfilamenti).
Il numero di fibre muscolari varia da centinaia a più di un milione.
Forma allungata-cilindrica, costituita da H2O (75%), proteine (20%) e altre sostanze (5%).
Lunghezza variabile (pochi millimetri nei muscoli dell’occhio, fino a 30 cm nei muscoli della coscia).
In grado di sopportare il metabolismo ossidativo (numerosi mitocondri).
Sincizio plurinucleato (più di 100 nuclei, ha perso la capacità di replicare per mitosi).
Deriva dalla fusione di cellule mesodermiche (mioblasti).
Mioblasti moltiplicano in presenza di fattori mitogeni (FGF, TGFβ e IGF).
Smettono di replicare su produzione di miogenina.
Fondono le membrane cellulari e formano miotubi (non possono più replicare).
Subiscono il processo di «differenziamento» diventando fibre muscolari con la formazione delle miofibrille contrattili.
Mioblasti permangono come cellule satelliti (mononucleate, con capacità di replicazione).
Restano quiescenti attorno alla fibra muscolare fino a stimoli opportuni (infortunio, allenamento intenso, ormoni).
Possono differenziarsi in fibre muscolari mature fondendo la loro membrana con quella della fibra muscolare (allungamento ed ingrossamento della fibra muscolare).
Il numero delle fibre muscolari è stabilito alla nascita; la crescita del muscolo avviene solo per aumento di dimensioni delle fibre preesistenti (grazie alla proliferazione di cellule satelliti).
Le cellule satelliti si moltiplicano e poi si fondono con la fibra muscolare per aumentarne le dimensioni.
Membrana plasmatica a doppio strato lipidico.
Tubuli T (o tubuli trasversi): infiltrazioni del sarcolemma all’interno della fibra che permettono la propagazione del potenziale d’azione e l’attivazione dell’apparato contrattile.
Sarcoplasma: citoplasma della fibra muscolare, contiene organelli subcellulari (mitocondri, nuclei, reticolo sarcoplasmatico), depositi energetici (glicogeno e trigliceridi muscolari), ATP e mioglobina.
Miofibrille: componente più abbondante (contrattili).
2000 miofibrille per fibra muscolare adulta (dipende dallo stato di allenamento).
Durante l’inattività si riduce il numero delle miofibrille e non quello delle fibre muscolari (una fibra persa non può essere recuperata, le miofibrille sì).
Sarcomeri: unità contrattili disposte in catena.
Miofibrille: lunghe quanto la fibra muscolare, contengono le proteine contrattili (85% del contenuto proteico totale):
Actina (filamenti sottili).
Miosina (filamenti spessi).
Sarcomeri: filamenti sottili e spessi disposti parallelamente; i filamenti spessi ruotano e avanzano sui filamenti sottili (come una vite) determinando la contrazione (processo che richiede ATP).
Formato da circa 300 molecole di miosina.
Molecola di miosina: 2 mazze da golf attorcigliate tra loro.
Stabilizzate tra loro lungo l’asse longitudinale del filamento dalla proteina titina.
Coda di miosina (asta della mazza da golf) orientata verso il centro del sarcomero (linea M).
Teste di miosina si proiettano verso l’esterno (linea Z), seguendo un andamento a spirale e sporgendosi verso 1 dei 6 filamenti sottili che circondano ogni singolo filamento spesso.
La molecola di miosina è formata da 6 proteine:
2 catene pesanti della miosina (MHCs) formate da una coda ad α-elica e da una testa globulare (attività ATPasica, legame con l’actina).
4 catene leggere della miosina (MLCs).
Formato da actina (polimeri ad elica).
Actina: dominio di legame con la miosina (coperto dalla tropomiosina nel muscolo rilassato).
troponina
Rete di canali membranosi che circonda la miofibrilla come una guaina.
Deposito per gli ioni Ca2+ (molecola che innesca la contrazione, interruttore molecolare).
La contrazione muscolare viene innescata dall’uscita del Ca2+ dal reticolo sarcoplasmatico che arriva nel sarcoplasma dove si trovano le miofibrille.
Il Ca2+ si lega alla troponina C che cambia struttura e sposta la tropomiosina scoprendo il sito di legame della miosina presente sull’actina → la testa di miosina si attacca al filamento sottile innescando la contrazione muscolare.
La contrazione termina quando il Ca2+ viene rimosso dal sarcoplasma e viene riportato all’interno del reticolo sarcoplasmatico.
La pompa Ca-ATPasi del reticolo sarcoplasmatico (SERCA) riporta gli ioni Ca2+ nelle cisterne del reticolo sarcoplasmatico.
L’assenza di Ca2+ rimodella la struttura della troponina C e la tropomiosina torna a nascondere il sito per la miosina sul filamento sottile.
Eccitazione della membrana.
Accoppiamento eccitazione/contrazione.
Contrazione.
Ripristino delle molecole energetiche.
La contrazione muscolare volontaria comincia con un impulso nervoso che parte dalla corteccia motoria del cervello e si propaga lungo il midollo spinale fino al motoneurone α.
I motoneuroni α: cellule nervose poste nel midollo spinale con assoni filiformi che si estendono fino ai gruppi di fibre muscolari e innervano il muscolo senza prendere contatto diretto con esso (fessura sinaptica).
L’impulso nervoso causa il rilascio dell’acetilcolina nella fessura sinaptica.
L’acetilcolina si lega al recettore dell’acetilcolina presente sul sarcolemma (placca motrice).
Trasformazione del recettore in un canale ionico aperto → flusso di ioni Na+ nella fibra muscolare (depolarizzazione della membrana plasmatica) → potenziale d’azione muscolare.
Il potenziale d’azione si propaga rapidamente lungo il sarcolemma ed arriva in profondità nel muscolo grazie ai tubuli T e attiva il meccanismo della contrazione in tutte le miofibrille.
L’acetilcolinesterasi degrada rapidamente l’acetilcolina disinnescando la depolarizzazione.
Per innescare una nuova contrazione è necessario un nuovo stimolo dalla corteccia motoria cerebrale.
Il potenziale d’azione nei tubuli T causa un cambiamento conformazionale del recettore della diidropiridina (DHP, canale voltaggio-dipendente).
Questo induce l’apertura dei recettori della rianodina (RyR, canali per il Ca2+) sulla membrana del reticolo sarcoplasmatico.
Il Ca2+ esce secondo gradiente elettrochimico (da 10 mM a 1 μM) attraverso i canali della rianodina aperti ed arriva nel sarcoplasma dove stimola la contrazione del sarcomero (meccanismo di scorrimento dei filamenti).
Finito il potenziale d’azione i canali del Ca2+ si richiudono e il Ca2+ ritorna nel reticolo sarcoplasmatico grazie all’azione della pompa Ca-ATPasi del reticolo sarcoplasmatico (SERCA).
La contrazione muscolare coinvolge il legame delle teste di miosina ai filamenti di actina. Lo scatto della testa della miosina determina lo scorrimento dei filamenti spessi e sottili uno sull’altro → la lunghezza del sarcomero si riduce e le fibre muscolari si contraggono.
Nel muscolo a riposo la miosina non può legarsi all’actina perché la tropomiosina nasconde i siti di legame per la miosina; la tropomiosina è mantenuta in questa posizione da 3 troponine, una delle quali è la troponina C.
Nel muscolo in attività il Ca2+ rilasciato nel sarcoplasma si lega alla troponina C, ne altera la struttura spostando la tropomiosina dal sito di legame per la miosina sul filamento di actina → ciclo di contrazione-rilassamento (4 fasi):
Con l’arrivo del Ca2+ la miosina (forma ad angolo) si attacca all’actina.
L’ATP si lega alla miosina (solo quando la miosina è legata all’actina può legare ATP), la quale si stacca dall’actina.
L’enzima miosina-ATPasi idrolizza l’ATP legato alla miosina (in ADP e fosfato inorganico che rimangono legati alla testa di miosina impedendo il ritorno alla forma ad angolo), la quale si proietta in avanti (forma distesa).
La miosina si attacca sull’actina e il fosfato inorganico si stacca, permettendo alla testa di miosina di inclinarsi e tornare alla forma ad angolo (sviluppo di forza), che tira i filamenti di actina verso il centro del sarcomero causando lo scorrimento dei filamenti spessi e sottili.
Distacco della miosina dall’actina - alla fine dell’evento di sviluppo di forza, la miosina rilascia l’ADP e rimane legata all’actina fino a che una nuova molecola di ATP si lega alla miosina e un nuovo ciclo di contrazione può iniziare (da 1).
Le teste della miosina «camminano» sui filamenti sottili (come il tiro alla fune).
Il muscolo scheletrico è eterogeneo, formato da più tipi di fibre muscolari: rosse (lente - ossidative) e bianche (rapide - glicolitiche).
La prevalenza di un tipo di fibra o dell’altro varia a seconda del tipo di esercizio svolto.
Ogni fibra possiede la sua isoforma MHC (catena pesante della miosina) caratterizzata da
prelievi bioptici su volontari.
Se analizzo un intero fascio muscolare sono presenti 3 isoforme MHC: MHC 2X, MHC 2A e MHC
1.
Se analizzo una singola fibra muscolare è presente un solo tipo di isoforma MHC.
MF = tessuto muscolare multi-fibra
SF = singola fibra
Il tipo di MHC presente all’interno della fibra caratterizza la capacità contrattile e dipende dal neurone che la innerva.
Le differenze amminoacidiche nelle diverse isoforme di MHC riguardano: la regione COOH- terminale, la regione a α-elica del collo, la regione della testa della miosina.
INNERVAZIONE DELLE FIBRE MUSCOLARI
Le fibre lente sono innervate dal motoneurone di tipo I
Le fibre rapide sono innervate dal motoneurone di tipo II
Il motoneurone stabilisce se la fibra innervata sarà di tipo lento o veloce (esperimenti di innervazione crociata).
Gli esperimenti di innervazione crociata (nei quali si scambia l’innervazione delle fibre diverse) hanno dimostrato che la fibra muscolare lenta si può convertire a veloce o viceversa in funzione del motoneurone che la stimola.
Questi studi hanno quindi chiarito che è il tipo di nervo a determinare la tipologia della fibra.
Ogni fibra muscolare esprime un solo tipo di isoforma MHC (da cui dipende la proprietà contrattile della fibra).
Le fibre innervate dal motoneurone 1 esprimono la MHC 1, mentre le fibre innervate dal motoneurone 2 possono esprimere 1 dei 2 differenti tipi di MHC 2: MHC 2A oppure MHC 2X.
Le fibre hanno differenti proprietà contrattili:
a) La fibra di tipo 1 è in grado di sollevare un peso massimo di 2-3 g. La contrazione sotto stimolazione, riesce ad avvenire anche dopo 60 min di stimolazione, perciò è una fibra in grado di sollevare il peso senza affaticarsi. Inoltre è definita lenta perché il motoneurone di tipo 1 ha delle scariche lente.
b) La fibra di tipo 2X è in grado di sollevare un peso di 50-100 g. È definita rapida perché è in grado di effettuare molte contrazioni in minor unità di tempo, dopo circa 1 min è già affaticata e la sua prestazione cala.
c) La fibra di tipo 2 ha caratteristiche intermedie tra le 2 fibre precedenti. È in grado di sollevare un peso massimo di 10-20 g ed è in grado di sollevare il peso per 4-6 min. Questa fibra si definisce rapida e non affaticabile nonostante sia innevata dallo stesso motoneurone dalla fibra 2X e questa differenza è dovuta al diverso metabolismo presente all’interno di essa.
Il recupero energetico dipende dallo specifico metabolismo attivo nella fibra muscolare.
Contengono l’isoforma lenta della miosina-ATPasi.
Idrolizzano l’ATP a velocità lenta → contrazioni a frequenza minore e forza massimale prodotta piccola.
Diametro piccolo (sopportano piccoli carichi).
Produzione di ATP da metabolismo ossidativo (ossidazione completa di carboidrati e grassi, necessitano di O2).
Sono rosse: presenza di mioglobina e capillarizzazione.
Grandi quantità di mitocondri: produzione aerobica di ATP per lunghi periodi.
Resistenti alla fatica.
Attive durante gli esercizi di resistenza.
Contengono l’isoforma veloce della miosina-ATPasi.
Idrolizzano l’ATP a velocità elevata → contrazioni ad elevata frequenza e forza massimale elevata.
Produzione di ATP da metabolismo anaerobico (fosfocreatina e glicolisi).
Pochi mitocondri (quasi privi di creste).
Colore bianco (prive di mioglobina).
Ricche di depositi di glicogeno.
Poco resistenti alla fatica.
Attive durante gli esercizi che richiedono la massima velocità di produzione di forza.
Ipertrofiche durante allenamenti intensi (aumenta il numero di miofibrille in seguito all’attivazione delle cellule satellite).
Contengono l’isoforma a velocità intermedia della miosina-ATPasi.
Produzione di ATP da metabolismo aerobico e anaerobico.
Colore rosso pallido: contengono mioglobina.
Moderatamente resistenti alla fatica: contengono mitocondri (ma in quantità minore rispetto alle fibre di tipo 1).
Comportamento ibrido: producono una forza maggiore di quella generata dalle fibre di tipo 1, ma sono meno veloci delle fibre 2X.
Particolarmente utili durante le attività muscolari ad alta intensità svolte in condizioni di massima capacità aerobica.
Plasticità: le fibre 2X possono trasformarsi in fibre di tipo 2A e viceversa (perdita/accensione dell’espressione di MHC 2X/2A) a seconda dell’allenamento.
I nostri muscoli contengono tutti e tre i tipi di fibre in distribuzione variabile a seconda:
Funzione da loro svolta.
Stato di allenamento.
Genetica individuale.
Atleti di resistenza: maggiore percentuale di fibre di tipo I.
Atleti di potenza/velocità: maggiore percentuale di fibre di tipo II (anche ipertrofiche).
Trasforma il muscolo:
Iperplasia: aumento del numero