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Filosofia Feuerbach

Feuerbach

Ludwig Feuerbach nasce nel 1804 in Baviera da una famiglia benestante. Nel 1823 si iscrive alla facoltà di teologia nell’università di Heidelberg, l’anno successivo si trasferisce all’università di Berlino dove assiste alle lezioni di Hegel. Nel 1826 si trasferisce all’università di Erlangen dove ottiene il dottorato in filosofia e l’abilitazione alla docenza. 

Pensieri sulla morte e l’immortalità

Testo del 1830 (moti rivoluzionari e liberali) pubblicato anonimo che gli viene subito attribuito. Nel testo mantiene ancora qualcosa di Hegel ma delinea già quale sarà la personalità della sinistra Hegeliana che porterà alla scissione nel 1831.  Nel testo il filosofo delinea una distinzione tra finito e infinito, astratto e concreto, materia e spirito, che lo porta a negare un dogma, ovvero l’immortalità dell’anima individuale. Infatti per Feuerbach dopo la morte l’anima individuale si dissolve unendosi allo spirito universale.

L’essenza del cristianesimo

In questo testo del 1841 Feuerbach afferma che nel concetto di Dio si cela l’essenza dell’uomo, dunque che nell’oggetto della religione vengano esposte le caratteristiche e gli attributi dell’essere umano. Dunque la religione è alienazione (intesa come proiezione al di fuori di sé in un ente trascendente della natura più propria dell’uomo). Ciò si spiega prendendo in considerazione la doppia natura dell’uomo che da un lato, come essere individuale, è finito e manchevole. Dall’altra, il genere umano nel suo complesso, è infinito e supremo. Questo avviene perché il genere è superiore alle finitezze del singolo. Dunque il segreto della teologia è l’antropologia, ciò che si dice di Dio si dice dell’uomo, Dio è perciò la prima forma di autocoscienza. Dio è una proiezione illusoria delle qualità migliori che l’uomo possiede e rappresenta fuori di sé potenziandole, questa è una dialettica alienante per cui Dio esiste perché l’uomo lo ha posto. Tuttavia l'individuo è incapace di attribuirsi da solo i caratteri che attribuisce a Dio perciò li conferisce a un essere onnipotente e trascendente. La religione è dunque un passo necessario nello sviluppo del genere umano ma l’uomo continua a vedersi in un ente diverso da sé, si rispecchia in Dio ma non ne è consapevole. La filosofia ha il compito di rendere l’uomo consapevole di ciò. Per Feuerbach la soluzione è sostituire alla religione attaccata alla salvezza individuale, una religione fondata sull’amore e l’unione tra gli esseri umani. 

Per il filosofo l’assoluto è l’essere umano che ha come tratto principale la corporeità che è caratterizzata dalla sensibilità, dalle passioni e dalle intuizioni sensibili. Dunque per sperimentare veramente l’essere bisogna dare la parola alla sensibilità e così ribadisce l’indipendenza dell’essere, l’autonomia della natura, la resistenza che essa manifesta ai nostri sensi. L’essere è la materia, tutto ciò che viene manifestato dall’assenza di pensiero.

Dunque si assiste a un progressivo ribaltamento dei rapporti di predicazione dei contrari, per cui il finito, il concreto e la materia diventano predicati dello spirito che è soggetto alla realtà. Dunque a differenza di quanto accadeva in  Hegel, viene prima la natura e poi l’idea, e la realtà torna a essere ciò che è riconoscendo la precedenza di finito, concreto e materia. Applicando dunque il materialismo alla religione si ottiene che non è Dio che ha creato l’uomo ma l’uomo che ha creato Dio. 


CC

Filosofia Feuerbach

Feuerbach

Ludwig Feuerbach nasce nel 1804 in Baviera da una famiglia benestante. Nel 1823 si iscrive alla facoltà di teologia nell’università di Heidelberg, l’anno successivo si trasferisce all’università di Berlino dove assiste alle lezioni di Hegel. Nel 1826 si trasferisce all’università di Erlangen dove ottiene il dottorato in filosofia e l’abilitazione alla docenza. 

Pensieri sulla morte e l’immortalità

Testo del 1830 (moti rivoluzionari e liberali) pubblicato anonimo che gli viene subito attribuito. Nel testo mantiene ancora qualcosa di Hegel ma delinea già quale sarà la personalità della sinistra Hegeliana che porterà alla scissione nel 1831.  Nel testo il filosofo delinea una distinzione tra finito e infinito, astratto e concreto, materia e spirito, che lo porta a negare un dogma, ovvero l’immortalità dell’anima individuale. Infatti per Feuerbach dopo la morte l’anima individuale si dissolve unendosi allo spirito universale.

L’essenza del cristianesimo

In questo testo del 1841 Feuerbach afferma che nel concetto di Dio si cela l’essenza dell’uomo, dunque che nell’oggetto della religione vengano esposte le caratteristiche e gli attributi dell’essere umano. Dunque la religione è alienazione (intesa come proiezione al di fuori di sé in un ente trascendente della natura più propria dell’uomo). Ciò si spiega prendendo in considerazione la doppia natura dell’uomo che da un lato, come essere individuale, è finito e manchevole. Dall’altra, il genere umano nel suo complesso, è infinito e supremo. Questo avviene perché il genere è superiore alle finitezze del singolo. Dunque il segreto della teologia è l’antropologia, ciò che si dice di Dio si dice dell’uomo, Dio è perciò la prima forma di autocoscienza. Dio è una proiezione illusoria delle qualità migliori che l’uomo possiede e rappresenta fuori di sé potenziandole, questa è una dialettica alienante per cui Dio esiste perché l’uomo lo ha posto. Tuttavia l'individuo è incapace di attribuirsi da solo i caratteri che attribuisce a Dio perciò li conferisce a un essere onnipotente e trascendente. La religione è dunque un passo necessario nello sviluppo del genere umano ma l’uomo continua a vedersi in un ente diverso da sé, si rispecchia in Dio ma non ne è consapevole. La filosofia ha il compito di rendere l’uomo consapevole di ciò. Per Feuerbach la soluzione è sostituire alla religione attaccata alla salvezza individuale, una religione fondata sull’amore e l’unione tra gli esseri umani. 

Per il filosofo l’assoluto è l’essere umano che ha come tratto principale la corporeità che è caratterizzata dalla sensibilità, dalle passioni e dalle intuizioni sensibili. Dunque per sperimentare veramente l’essere bisogna dare la parola alla sensibilità e così ribadisce l’indipendenza dell’essere, l’autonomia della natura, la resistenza che essa manifesta ai nostri sensi. L’essere è la materia, tutto ciò che viene manifestato dall’assenza di pensiero.

Dunque si assiste a un progressivo ribaltamento dei rapporti di predicazione dei contrari, per cui il finito, il concreto e la materia diventano predicati dello spirito che è soggetto alla realtà. Dunque a differenza di quanto accadeva in  Hegel, viene prima la natura e poi l’idea, e la realtà torna a essere ciò che è riconoscendo la precedenza di finito, concreto e materia. Applicando dunque il materialismo alla religione si ottiene che non è Dio che ha creato l’uomo ma l’uomo che ha creato Dio. 


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